Alleanza di Giacobbe e Labano, seguace di Pietro da Cortona (1596-1669)
post 1635
Misure: cm 170 x 97 (solo la tela)
Prezzo: trattativa riservata
Oggetto corredato da certificato di autenticità
Il dipinto, realizzato ad olio su tela raffigura l’alleanza di Giacobbe e Labano. Il soggetto è ispirato ad una tela di Pietro da Cortona (1596-1669), conservata al Museo del Louvre e realizzata intorno al 1630-35.
Il pittore, capace allievo o vigoroso seguace del maestro e che dunque realizza quest’opera dopo al 1635, sceglie di raffigurare solo la parte destra della composizione di Pietro da Cortona, ovvero la scena in cui Giacobbe e Labano vengono al patto, escludendo la porzione di destra in cui sono raffigurate Lia e Rachele, le due mogli di Giacobbe e figlie di Labano, mentre Rachele nasconde gli idoli sotto alle sue vesti.
La vicenda è raccontata nella Bibbia, dove Labano, fratello di Rebecca diede ricovero al nipote Giacobbe, che cercava rifugio dall’ira di Esaù, e promise di dargli in sposa la figlia Rachele, a condizione che lavorasse per lui sette anni. Quando però giunse il momento delle nozze, sostituì a Rachele la primogenita Lia. Giacobbe, accortosi troppo tardi dell’inganno, dovette impegnarsi ad altri sette anni di lavoro per avere in sposa Rachele. Dopo anni di servizio, Giacobbe chiese di essere pagato con ogni capo di colore scuro tra le pecore e ogni capo chiazzato e punteggiato tra le capre. Labano accettò e fece allontanare dai suoi figli tutti i capi di quel genere. Così Giacobbe prese rami freschi di pioppo, di mandorlo e di platano, li scortecciò e li mise negli abbeveratoi. La suggestione ottica induceva le capre e le pecore a concepire e partorire capi scuri, striati e punteggiati. Fece anche in modo che tutti i capi più forti e più sani del gregge di Labano si abbeverassero vicino ai rami scortecciati, assicurando così una superiorità genetica alla sua parte di gregge. Le sue greggi crescevano numerose e forti ed egli diventò più ricco del suo parente, suscitandone l'invidia. Fu chiaro che Labano non lo avrebbe rispettato ancora molto a lungo. Dietro suggerimento del Signore, Giacobbe decise così di tornare in Canaan. Cercando di evitare ogni possibile disputa, partì con la sua famiglia mentre Labano era assente per la tosatura delle pecore. Ma quando, tre giorni dopo, suo zio tornò a casa, si infuriò, sentendosi offeso perché Giacobbe era partito di nascosto e non gli aveva consentito di salutare le figlie e i nipoti. Per giunta, i suoi terafim, le statuette, o idoli, che raffiguravano le divinità familiari, erano scomparsi. Dopo 7 giorni di inseguimento, Labano e i suoi raggiunsero il gruppo di Giacobbe sul monte Galaad, nella regione montuosa a occidente del fiume Eufrate, dove zio e nipote ebbero un colloquio tempestoso. L'uomo più giovane era indignato nel sentirsi accusato di furto degli idoli e disse a Labano di frugare a volontà nelle tende della sua famiglia. Nessuno dei due infatti poteva sapere o anche immaginare che era stata Rachele a prendere gli idoli e che li avesse nascosti nella sella del cammello. Durante la perquisizione, ella si sedette decisa sulla sella, scusandosi di non potersi alzare, «perché ho quello che avviene di regola alle donne» (Gen 31,35). Così la refurtiva non fu scoperta.
Il paesaggio arioso e sereno fa da cornice a una storia a lieto fine: dopo una serie di contrasti Giacobbe fa pace con il suocero Làbano. Un capretto sta per essere sacrificato per sancire la pace e il confine tra le rispettive ricchezze: Giacobbe può separarsi da Làbano e riprendere con la famiglia il viaggio verso la propria terra d’origine.
Il soggetto, l’alleanza di Giacobbe e Làbano, era molto amato dai collezionisti già dal Seicento: proprio i Barberini commissionarono il dipinto a Pietro da Cortona, il grande artista habitué del palazzo, e ne fecero in seguito dipingere una copia dal suo migliore allievo, Ciro Ferri, ora esposto alla Galleria Corsini.
Questa versione testimonia la fortuna del soggetto e il desiderio di diversi nobili di possederne una versione per la propria dimora.
La tela, in buono stato di conservazione, è molto decorativa e di dimensioni particolarmente adeguate per essere esposta in qualsiasi ambiente, facilitata dal taglio verticale che la rende adatta per un corridoio o un ingresso, uno studio o in un salone.
Epoche: 17. Jh.